Sei buffa, scontrosa, talvolta amorosa, forse non mi hai perdonato il nome che un giorno ti ho dato.
Nero è il tuo pelo e di folta abbondanza
ma io non curante 
ti ho chiamata Bianca.
Arrivi per caso nel dì San Lorenzo
mentre rientro sento un lamento.
Una stella caduta!
No, una gattina smarrita!
Ti apro la porta e già sei padrona
di tutta la casa e della poltrona.
Da quel giorno non sei più uscita e guardi la vita da un terrazza
bevendo latte nella tua tazza.
Non avrai più ardore e non sarai mai madre
perdonami ma è quel che accade 
a cercare gli umani.
Sai, sono essere strani
hanno tanti pensieri, a volte non veri, a volte pesanti e quando rientrano sono sempre stanchi.
Sei comunque la mia sola compagna
se non rientro la cosa ti lagna,
quando mi vedi corri ai miei piedi
cercando conferma
che nell’assenza 
abbia provato la stessa mancanza.
Caro batuffolo dal morbido pelo
trascorri i giorni senza pensiero e con noncuranza se per mangiare ne hai abbastanza.
Hai solo un cruccio in tutta un’annata,
l’avvento del giorno per esser tosata.

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